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mercoledì 10 febbraio 2016

Le calze di lana della nonna.

Nei miei ricordi di bambina ma anche di adolescente vedo mia nonna seduta nella sua piccola cucina, il tavolino con un lato appoggiato al muro e l'immancabile tela cerata,  la sedia vicina alla finestra dalla quale si vedono le case tutte in fila, appoggiate le une alle altre quasi a sostenersi, che si affacciano sulla strada principale del paese, e, in mano, gli immancabili quattro ferri sui quali si allungava la calza destinata ad uno della famiglia.
C'erano calze per tutti: per me, mio fratello, mia mamma, mio papà che le metteva con gli scarponi, i cugini e anche per lei.
Il repertorio spaziava dalle calze lunghe a quelle più corte e non mancavano  le babbucce per la notte.

Quando mia nonna è morta 'il testimone' è passato a mia mamma e così fare delle nuove calze o riparare quelle usate è toccato a lei.
Tre anni fa anche mia mamma ci ha lasciati e per un po' non si sono più viste calze nuove ma solo quelle usate che via via rattoppavo sulla punta o sul tallone.
Alcune ormai erano diventate così consunte, con la lana talmente usurata che il loro destino era ineluttabile.
Ma come molti di noi sanno, succede a volte, guardando alcuni oggetti rievochiamo ricordi a noi cari e ci prende una sorta di nostalgia quasi che, fissando quell'oggetto, riportassimo a noi la persona cara.
E così, guardando quelle calze, mi sono tornate alla mente le immagini di mia nonna prima e di mia mamma dopo e da quel momento ho deciso che il 'testimone' delle calze sarebbe stato raccolto da me.

Non ho mai chiesto che mi fosse insegnato a fare le calze, non mi interessava, era 'roba' di altri tempi, così, ora, non avevo la più pallida idea da dove cominciare.
Ma davanti a me avevo ciò che mi era stato lasciato e perciò era da lì che dovevo cominciare.
Ho preso in mano la calza e ho cominciato a contare le maglie e per quanti giri, fortuna ha voluto che trovassi un foglietto minuscolo scritto da mia mamma con alcune indicazioni su come fare il tallone e la punta del piede.
Ho cercato tra le cose di mia mamma e ho trovato i ferri da lana in varie misure che lei aveva ereditato da mia nonna e così ho iniziato rifacendo il piede ad alcune calze usate in modo da 'prenderci' un po' la mano  e da subito mi sono appassionata.

A questo si è poi aggiunta la sensazione che ho provato di mantenere nel tempo un qualcosa che altri hanno fatto prima di noi, come una sorta di filo che ci tiene legati con un passato che comunque, si voglia o no, è anche nostro, perchè non sbaglio se immagino di vedere la mamma di mia nonna, e prima di lei sua mamma, e sua mamma ancora prima, sedute davanti ad un camino tutto nero per la fuliggine, con la catena che tiene un pentolone e la legna sotto che scoppietta, intente a fare la calza e, magari, nel frattempo recitare un'Ave Maria dopo l'altra, con i bambini seduti al tavolo di legno intenti a scrivere aste e lettere dell'alfabeto su di un quadernetto con la copertina nera, le pagine gialline e le righe rosse dei margini.
Sì, io sono anche questo.

Ora non mi resta che mostrarvi il mio lavoro.

Inizio col disfare la parte ormai usurata del piede e tenendo la parte ancora bella della gamba, la lana ancora in buono stato la lavo e la riutilizzo:



qui una calza è già stata riparata


 queste sono pronte e  ho usato una lana di colore diverso per la parte finale del piede.


Be', in fondo, anche questo è  riciclare e dare nuova vita alle cose.

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